Il murale, situato in via Falcone e Borsellino a Sant’angelo di Brolo, è un tributo artistico ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simboli indiscussi della lotta contro la mafia.

In questa opera, i giudici sono raffigurati a rappresentare la loro indomabile determinazione e il loro sacrificio. Alle loro sinistra si erge una minacciosa piovra a tre teste, simbolo del male che ha contribuito alla loro tragica fine. Ogni testa della piovra porta un simbolo: la mafia, lo Stato e la Chiesa, evidenziando la complessa rete di complicità e corruzione che ha ostacolato il loro lavoro e ha portato alla loro morte.

Questo murales non è solo un omaggio a due eroi, ma anche una denuncia contro tutte le forze oscure che ancora oggi minacciano la giustizia e la verità. Attraverso quest’opera, vogliamo mantenere viva la memoria di Falcone e Borsellino, e ricordare a tutti l’importanza di continuare la loro lotta per un mondo più giusto e libero dalla corruzione.

Vi invitiamo a visitare il murales e a riflettere sul messaggio potente che porta con sé.

Falcone, Borsellino e la piovra 5×2,5 m
“La Strada del Sacrificio: Livatino e il Tramonto della Legalità”- 2024 300×240 cm

Murale realizzato a Sant’Angelo di Brolo in Via Livatino, dedicato al giudice Rosario Livatino, tragicamente assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990.L’opera ritrae il giudice sulla strada in cui è stato ucciso, con il suo volto che emerge in primo piano, simbolo di integrità e coraggio. In secondo piano, al tramonto, si vede la sua automobile con il vetro infranto, posizionata lungo la strada dove avvenne l’attentato. Questo scenario al crepuscolo rappresenta il momento in cui la luce della giustizia è stata oscurata, ma solo temporaneamente, poiché il ricordo e l’eredità di Livatino continuano a illuminare la lotta contro la criminalità. Ogni dettaglio del murales è pensato per evocare l’intensità e la tragicità di quel momento: il vetro rotto dell’auto simboleggia la violenza subita, mentre il tramonto simboleggia il passaggio dal giorno alla notte, un ciclo che rappresenta sia la fine di una vita preziosa che l’inizio di una memoria eterna. Questo murale vuole essere non solo un tributo alla memoria del giudice Livatino, ma anche un richiamo alla coscienza collettiva sulla necessità di combattere la mafia e tutte le forme di ingiustizia. Attraverso questa opera voglio mantenere vivo il ricordo di Livatino e di ispirare tutti a proseguire la sua missione per un mondo più giusto e sicuro. Invitiamo tutti a visitare il murales e a riflettere sul suo potente messaggio, affinché il sacrificio di Rosario Livatino non sia mai dimenticato e continui a guidarci nella nostra battaglia quotidiana contro la criminalità organizzata.

COLAPESCE
Potete ammirare l’opera presso “Unni Don Nino” Sant’Angelo di Brolo (Me)
La leggenda di COLAPESCE è un racconto davvero antico, che trova le sue origini nei canti e nelle storie degli antenati.
La leggenda di Colapesce narra di Nicola, detto Cola, figlio di un semplice pescatore che viveva a Messina. Cola era un vero amante del mare, tanto da passare le sue giornate a nuotare, come un pesce. Non a caso venne soprannominato Colapesce.
Le sue spiccate capacità nel nuoto, lo spingevano a esplorare le meraviglie del mare, per poter trovare tesori da portare sulla terraferma.
Incuriositosi particolarmente, l’imperatore Federico II di Svevia lo chiamò nel suo palazzo, per sfidarlo in una gara di nuoto.
Lo scopo era quello di ritrovare, nei fondali marini, una coppa che lo stesso sovrano aveva, precedentemente, gettato in mare.
Fu così che Colapesce, tuffandosi, riuscì a recuperare l’oggetto.
Federico II decise, allora, di sfidarlo nuovamente, scegliendo un luogo ancora più remoto, in cui l’acqua era ancora più profonda.
In questo caso, a dover essere recuperata era la corona dello stesso imperatore. Anche in questa sfida, Colapesce ne uscì vincitore, portando in superficie l’oggetto.
Ma Colapesce fu messo nuovamente alla prova da Federico II, il quale gettò un anello, in una parte del mare molto insidiosa.
Qui Colapese, mentre nuotava verso le profondità, si rese conto di qualcosa di strano, ossia di tre colonne. Il loro scopo era quello di sorreggere la Sicilia e di non farla sprofondare.
Tuttavia, una di queste colonne era talmente danneggiata da mettere in allarme Colapesce e di spingerlo a prendere una decisione: sostituirsi ad essa. Fu così che non riemerse mai più, lasciando sbigottiti i familiari, l’imperatore e l’intera corte.
Secondo la leggenda, Colapesce si trova ancora lì, a sorreggere con forza la Sicilia. Si narra, inoltre, che i tremori della terra, nelle zone di Messina e Catania, siano dovuti ai movimenti di Colapesce, intento a cambiare spalla.
Colapesce – 2022
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